starnuto più nuvola di social

Mamma ho preso l’influencer

Si stava better quando si stava peggio.

 

Un post non necessario per un blog non richiesto.
Eppure, questo è un post in per gente che pensa in great.
Uno sproloquio dedicato a blogger, startupper, maker, influencer e tutta quella fauna di professioni digitali inspiegabili a qualunque nonno d’Italia.

Ma soprattutto, questo articolo, contravvenendo consapevolmente ad ogni regola giornalistica, si basa su deduzioni, esperienze personali, pregiudizi e anzianità morale, concetto che meriterà ulteriori approfondimenti.

Ma è anche un post estremamente trasversale, perché è dedicato a tante persone.

A quelli che parlano di sharing economy, ma che non offrono passaggi a colleghi e conoscenti, figurarsi parlare con i vicini di casa.

A quelli che non fanno una passeggiata in città, ma vivono l’esperienza di una urban walking.

A quelli che non sanno cosa significa filiera del cibo, ma sono esperti di #food.

A quelli che credono nell’ empowerment, nella digital revolution, nel content marketing, ma non riescono a capire una parola di un film in inglese.

A quelli che arrivati a questo punto sono indignati dal tono di questo articolo che voleva essere ironico ed è risultato astioso.

A quelli che “che bello il co housing, che bello il co working” ma poi non dividono il sale neanche con i coinquilini.

A quelli che seguono i consigli di lifestyle.

A quelli che si certo che uso tinder, ma comunque Belen si veste come una poco di buono.

A quelli che vanno ai reading e non ascoltano neanche mezza parola per poi fare i complimenti allo scrittore.

A quelli che “devi saperti vendere”.

A quelli che, come me, volevano fare i giornalisti e si sono ritrovati free lance free money, ma restano orgogliosamente full of dreams.

A chi si fa una risata e non si perde d’animo, sognando di viaggiare e dimenticandosi della pensione.
La fine arriverà, meglio farsi trovare col bicchiere pieno di quello che ci piace.

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