carota semi umana che cammina

Galeotta la carota

Non sapeva bene come, ma si era ritrovata la casa piena di carote. Per non parlare dello zenzero, Carol era riuscita a lasciarne un sacchetto anche in bagno.

La ragazza c’era rimasta un po’ sotto da quel viaggio in India: meditazione e spezie, tramonti e viaggi fumosi e via, immergendosi sempre di più nel clichè sessantottino, ma postando ogni tanto qualche foto perché si sa, gli amici devono comunque rosicare.

Carol, con quegli occhi blu e quel viso elegantemente pallido, le aveva riempito ogni spazio in quel viaggio mochilero nel paese che profuma di curry. È piena di pregi quella piccola creatura bisogna ammetterlo: dorme ovunque adattandosi perfettamente come un geco sui muri delle case al mare, chiacchiera con tutti mescolando agilmente inglese, spagnolo e francese e, soprattutto, riesce a trovare sempre il posto giusto o comunque il modo migliore per passare la serata. Poco importa che ci si trovi nella periferia di Mumbai o a Bhopal sulle tracce del disastro chimico dell’84.

Lei si muove sempre al ritmo di una musica che, ancora, Linda, non è riuscita bene a decifrare. E poi mangia tantissime carote. D’estate Linda la prendeva sempre in giro: “con questo caldo ti trasformerai in una cremina di carote, dolce e arancione”. E Carol rideva.
“Altro che cremina e cremina, Ho dimenticato di mettere a mollo le lenticchie, che zuccona”


Lessare le carote in poca acqua e anche le lenticchie secche decorticate

messe a mollo in acqua dalla sera prima.
Arrostire in forno la zucca e scavarne la polpa.

 

Invece Linda, se proprio avesse dovuto trasformarsi in un ortaggio, sarebbe diventata sicuramente un peperone giallo: dolciastra anche lei, ingombrante e, dentro, irrimediabilmente vuota.


Arrostire nel forno i peperoni  arancioni, rossi o gialli, pelarli e togliere i semi.

Si sentiva spesso vuota, eccetto quando stava con Carol. In quei momenti si sentiva soffriggere, immersa tra le spezie.



In abbondante olio di arachidi soffriggere:
aglio cipolla e zenzero (e curcuma fresca se disponibile).
Aggiungere la polvere di curry rossa o gialla e peperoncino,
aggiungere tutte le verdure precedentemente preparate in parti uguali
e portare a ebollizione. Fare cuocere una mezz’oretta aggiungendo acqua se necessario.

 

La testa le frullava ripensando a quei giorni al profumo di curcuma, quando per la prima volta si era ritrovata a mangiare l’intruglio più unto e famoso di tutti gli Stati Uniti: il burro d’arachidi signore e signori! Il fatto che fosse in India non le impediva di sentirsi in un telefilm americano.


Frullare tutto il composto per ottenere una crema, salare,
aggiungere la curcuma in polvere e abbondante burro di arachidi,
riportare ad ebollizione per 5-10 minuti.

 

Il rumore del frullatore non la disturbava quanto lo squillo del telefono: “Ciao Linda, ho bisogno di te”. Non so se conoscete persone in grado di farsi accalappiare dalle truffe dei porta a porta. Se non avete questa fortuna, dovreste conoscere Mario: 28 anni, 110 e lode in Filosofia, incastrato in un lavoro d’ufficio nella concessionaria dello zio, per nulla famoso per il suo pragmatismo. Il ragazzo si consolava comunque con la sua fortuna con le ragazze che incantava con citazioni più o meno filosofiche buttate lì in maniera più o meno consapevole. Il ragazzo è belloccio, ma resta spesso vittima delle più becere strategie di marketing. Mario è un polletto insomma, invitante tanto per le ragazze disincantate, quanto per i perfidi procacciatori d’affari.

“Ciao filosofo, cosa ti è successo questa volta?”

“Linda, io non lo volevo quel cellulare, non so neanche usare il mio! Ora devo pagare rate per almeno un anno! Sono fritto!”


Tagliare il petto di pollo a dadini, cospargerli di pepe nero e
soffriggerli in padella su un trito di aglio e zenzero fino ad abbrustolirli.

 

Dopo quasi un’ora di telefonata, mentre Linda annuiva rifinendo la sua crema arancione, tagliò corto il lamento dell’amico proponendogli di contattare l’associazione consumatori e di mandare comunque tutte le carte anche a lei che le avrebbe girate alla sorella di Carol.

“ah, la bella fricchettona pazza c’ha anche la sorella avvocato, che storia. Quando te la stufi se non ti dispiace un giro con lei me lo farei anche io”.

Avete presente quando le zucchine restano amare? Quelle verdi scure che magari le hai cucinate di fretta e poi te le ritrovi nella pasta che pensi siano quasi immangiabili e vorresti buttarle via, ma il cibo non si butta e te le tieni cosi: cotte male e amarognole. Ecco, Linda allo stesso modo si teneva Mario, gli voleva bene anche se spesso le sembrava di avere a che fare con una zucchina amara.


Cuocere le zucchine (o qualsiasi altra verdura verde)
Tagliarle a tocchetti, soffriggerle nell’olio con un po’ di aglio aggiungendo
a metà cottura un po’ di polvere di curry verde per verdure e un pizzico di sale.

 

Sono già le otto e manca ancora la parte più importante. Carol suonò alla porta con due lunghi trilli “come i Carabinieri” disse entrando, “almeno una cosa simpatica la fanno”. E giù a ridere come una matta. Dopo dieci minuti come se avesse avuto una platea a ridere con lei, sentenziò: “Quasi mi scioglievo dal ridere. Ho così tanto riso che potrei fare un risotto!. A Proposito, dove sono le mie carote?”


In un tegame sciogliere del burro ed un po’ di olio e fare soffriggere un po’ nell’unto:
qualche foglia spezzettata di alloro,
un pezzo di cannella, peperoncini piccanti,
quattro baccelli di cardamomo nero,
una decina di bacche di pepe giamaicano,
due cucchiaiate abbondanti di semi di cumino.

La conosceva da 3 anni e assecondava questa fissazione per le carote senza farsi troppe domande. Carol risultava una tipa tosta e affidabile agli occhi di Linda.


Fare tostare due bicchieri di riso basmati nel tegame assieme alle spezie.

 

Non poteva immaginare cosa nascondeva quel dinamico mucchietto d’ossa. “Devo parlarti” disse sgranocchiando il terzo tubero arancione. Linda spense tutti i fornelli. Non aveva mai visto un’espressione così seria su quel visetto allegro che l’aveva fatta innamorare nella segreteria dell’Università. Da lì cominciò un fiume di parole e una storia semplice. Carol era andata al mercato delle Erbe a cercare verdure. Lì ha incontrato Mario. Insieme hanno trovato una cassetta di carote mezze rovinate in super offerta. All’improvviso il solito diluvio di settembre. Quattro elementi aggiunti alla storia: mercato, Mario, carote, pioggia. Tutto chiaro.


Aggiungere quattro bicchieri di acqua alla pentola


Lui le aveva dato una mano a portarla a casa. Alla piccola Carol era entrata una scheggia nella mano. Pare che Mario sia stato bravo a tirarla fuori con una piccola spilla da balia (anche i polletti hanno le loro risorse a quanto pare, pensò Linda ormai definitivamente agitata).
“Faceva caldo, aeravamo bagnati fradici. Ridevamo come matti perché mentre mi toglieva la scheggia continuavamo a bere quel vino bianco, ti ricordi quella bottiglia avanzata dal tuo compleanno? E niente… ci siamo baciati”.

…e un pizzicone di sale, coprire e portare a ebollizione a fuoco alto.

Parlavano stranamente sottovoce, come se fossero preoccupate di disturbare qualcuno. Fino a che le parole si erano consumate, volate via, evaporate.

Poi scoprire e continuare la cottura
a fuoco basso fino ad esaurimento acqua.
Infine spegnere il fuoco.

Dopo dieci minuti di silenzio, rotto solo dallo sgranocchiare di Carol, Linda andò a fare una doccia.  “Basta parlare, mi si è indurito il cuore. Tra cinque minuti a tavola”, disse rientrando.


Se il riso è ancora duro, coprire la pentola per altri cinque minuti.
Impiattare cospargendo di prezzemolo fresco tritato.

Immagine di copertina: “Pretty Carrot Woman” Flickr CC @eyecmore

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